Talvisota – Guerra d’Inverno

GiornaliScritto da dott. Mirko Bertoldi

74 anni fa iniziava la guerra d’inverno.
Talvisota in finlandese, qualcosa di poco pronunciabile (e leggibile) in russo. In sintesi Finlandia contro Russia. Uno dei numerosissimi atti vergognosi e meschini della Russia sovietica, che poi ha usufruito della benevola carezza che la storia riserva ai vincitori. Durante la guerra fredda la Russia è stata, in quegli anfratti poco illuminati dai Mass Media e dagli storiografi, una brutta copia degli USA, qui lo fu della Germania nazista.

Pur di aggredire e invadere lo stato vicino, in pieno stile teutonico, agì con un casus belli fittizio e creato ad hoc con l’incidente di Mainila. Motivi? beh, sino a che c’è spazio intorno a te, per quanto pacifico, privo di risorse se non la torba, invadere può essere un piacevole diversivo, utile sia a tenere allenate le truppe, sia a supportare l’umore della popolazione raccontandogli le “grandi gesta” dei valorosi soldati.
Un’aggressione tanto cruenta quanto ingiustificata. Inutile ed evitabilissima.xaderp-dani_kuva1
Mi ricordo i primi mesi passati a Helsinki, continuavo a rimbalzare tra interpretazioni estreme e folkloristiche di questo popolo. Così onesti, trasparenti, quasi ingenui nel non pensare che ci si può e ci si deve tutelare per “sopravvivere”. Invece no, mi sbagliavo, là funziona tutto. Sembra quasi di vivere in una dimensione parallela, in cui puoi abbassare le difese, sapendo che se serve vieni aiutato, se sbagli paghi e se sei nel giusto vieni tutelato. Non è il paradiso, è semplicemente un posto equo e senza ipocrisie. In cui si vive bene, in pace, ma con le regole finlandesi.
Legati strenuamente alla loro cultura, tradizione, credenze, idioma, sono lontani anni luce da qualsiasi altro stato europeo.
Alcune asettiche statistiche, posizionano la Finlandia ai primi posti di tutto il mondo, per il sociale, l’economia, l’efficienza, la giustizia, si traducano nella vita reale.

guerradinverno74 anni fa, iniziava una guerra impari, tra una cultura preziosa quanto fragile e il mostro sovietico. L’esito apparve sin da subito abbastanza scontato nonostante il senso patriottico finlandese.
Un sentimento che si concretizzò anche nell’empatia tipicamente finlandese verso la natura, in un rapporto simbiotico. Linee difensive tracciate sfruttando laghi e pantani, con l’avallo di madre natura durante l’inverno più crudo dal 1828, che bloccò l’avanzare dei russi.
I Finlandesi (amarono ed amano) la loro terra, tanto che in quell’inverno la loro terra contraccambiò quel sentimento.
Solo così si spiega come, 300.000 finlandesi, con 32 carri armati e 200 aerei, riuscirono a bloccare 900.000 russi, con 2500 carri armati e 2700 aerei.
A ricordare questa impresa, in ogni cittadina finlandese ricorre il nome, la statua, dell’artefice di questa resistenza, Carl Gustaf Emil Mannerheim. Non si vuole celebrare una guerra, ma un sentimento nazionale, sempre vivo nella loro cultura.mannerheimcarlgustavfin
Sarà per questo che ogni volta che mi sono trovato dinnanzi alla statua di Mannerheim, pensando a tutto questo, ho sempre provato una certa emozione. Un’emozione che non mi suscita la figura di Garibaldi. Eppure io mi sento italiano…deve essere la differenza tra vivere in una nazione che si sente sempre tale, nella cultura, nella storia, nei valori…e una che diviene tale solo quando c’è da scontrarsi con il diverso, lo straniero, oppure in occasione del raggiungimento delle semifinali in un campionato europeo o mondiale di calcio.
Ed è proprio qui che sta l’errore: tanto più si è nazione, sul serio, tanto più ci si protegge, automaticamente, dall’espansionismo arrogante di certe culture eufemisticamente imperfette. Non è razzismo, ma consapevolezza della propria storia, della propria cultura, di quanto valgano, e, quindi, di quanto meritino di essere protette.

Dimenticavo: i più attenti potrebbero dire che la guerra d’inverno iniziò il 30/11/1939, ma trovo più sensato ricordarla oggi, poichè fu proprio il 4 dicembre del 1939 che, a Tolvajärvi, l’esercito finlandese organizzò il primo contrattacco per resistere all’invasione.

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