Sul suffragio universale..

Scritto da Arch. Roberto De Giorgis

Felix-Vallotton-Universal-suffrageMai come oggi serpeggia lo scandalo per i privilegi e le tutele di cui gode la nostra classe politica.

Si dimentica che tali tutele in teoria sono concepite per garantire autonomia e protezione ai rappresentanti del popolo.

Allora dove sta il vero problema? Sta nel fatto che i “rappresentanti del popolo” oggi non meritano quasi mai tale qualifica e le tutele che ne conseguono.

Ma allora non c’è qualche organo di controllo che vigili sulla dignità della classe politica? Sì che c’è si chiama Elettorato. E’ l’elettore che dovrebbe evitare di votare per fanfaroni incapaci travestiti da statisti.

La conclusione logica di questo ragionamento, evidenziata non da chi scrive ma dalla dura realtà sotto il sole, non può che essere una sola: l’elettore italiano è mediamente incapace di svolgere la sua funzione.

E questo è un bel problema perché se stiamo andando a sbattere contro un muro (e ci stiamo andando accelerando) la colpa in fondo è nostra, esattamente come lo sarebbe se ci mettessimo al volante di un’auto senza saperla guidare.

Come rimediare? Il rimedio corre su due binari paralleli e distinti: su uno viaggiano i provvedimenti urgenti, quelli che ci evitano di andare a sbattere (o quantomeno di farlo senza accelerare), sull’altro viaggiano i provvedimenti strutturali, quelli che eviteranno alle future generazioni di dover soffrire la stessa nostra situazione, fornendo ad esse la preparazione per praticare finalmente una democrazia efficiente.

I provvedimenti urgenti sono argomento soggetto a opinioni differenti, tanti quanti sono i partiti, i partitini, le varie correnti all’interno di essi. Ma i provvedimenti strutturali sono chiari e oggettivi, non passibili di interpretazioni, quantomeno per chiunque conosca la natura della democrazia.

La natura della democrazia indiretta, al contrario del costume italiano, non è tanto l’esercizio del consenso verso un partito o irriverentepeggio verso una persona, con modalità di sostegno incondizionato paragonabile al tifo per la squadra del cuore. L’esercizio della democrazia indiretta, come ben sanno nei paesi in cui essa funziona, consiste soprattutto nella dura e implacabile punizione elettorale di quei partiti e di quei leaders che non hanno mantenuto le promesse fatte, non hanno mostrato onestà cristallina, non si sono dimostrati all’altezza del compito. Il tutto guidato dallo stesso spirito con cui ognuno di noi metterebbe alla porta il proprio idraulico che non ha ben lavorato.

Come costruire questa mentalità? Lavorando sull’istruzione pubblica, con provvedimenti strategici di lungo periodo.

La materia di insegnamento da introdurre nella scuola dell’obbligo, senza ulteriori indugi, si chiama “Cittadinanza e Costituzione” e non esito a sostenere che se uno studente non raggiunge la sufficienza in tale materia gli deve venire precluso il diritto di voto, così come gli viene preclusa la guida se privo di patente. Poiché guidare senza patente è socialmente pericoloso ma votare senza saper nulla di democrazia lo è molto di più.

Questa materia scolastica era già stata contemplata anni addietro ma senza mai essere stata seriamente avviata. Perché? Perché introdurre un’ora la settimana di questa materia nelle scuole di ogni ordine e grado avrebbe avuto un costo ritenuto insostenibile. Nel frattempo il ministero continuava però a ritenere “irrinunciabile” l’ora di religione, con un costo annuo per lo Stato di quasi un miliardo di euro, nonostante il libero accesso al catechismo parrocchiale per chiunque lo desideri.

democraziaIl punto è che la democrazia costa. Quella vera intendiamoci, non la nostra. Ed è giunto il momento di decidere se la vogliamo davvero oppure no, la vera democrazia. Perché il problema di fondo, diciamolo chiaramente, è che la democrazia non è affatto una naturale inclinazione dell’uomo e per rendersene conto è sufficiente riflettere sul numero di nazioni realmente democratiche presenti oggi nel mondo e su quante nazioni democratiche sono esistite nella storia. La democrazia non è la normale condizione delle civiltà umane presenti e passate, essa è un’arte e come tutte le arti va insegnata, se vantaggiosa, sostenendone i costi.

Il ragionamento vale per tutta l’istruzione nel suo complesso, e specialmente per tutte le materie umanistiche, la cui presenza nelle scuole è stata (dal ministro Gelmini) e continua ad essere (dal ministro Carrozza) deliberatamente erosa e a volte del tutto cancellata, umiliando nel contempo nei modi più spudorati il personale della scuola, in particolare quello precario soggetto a un sistema di sfruttamento che un qualsiasi stato del terzo mondo valuterebbe come vergognoso (infatti se ne è accorta la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo).

Riflettiamo bene su questi atteggiamenti governativi perché, essendo i nostri politici tutt’altro che degli ingenui, è improbabile che siano casuali.

Diceva Italo Calvino: “Un Paese che distrugge la sua Scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che distrugge l’Istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”.

 

 

Per approfondire:

http://www.historialudens.it/geostoria-e-cittadinanza/85-cittadinanza-e-costituzione-cronistoria-di-una-non-materia.html

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