Un déjà vu?

venetodi Alessandro Mingardi

Le elezioni regionali in Veneto del 2015 assomigliano dannatamente alle elezioni regionali in Sicilia del 2012. Logicamente non mi riferisco all’esito finale ma bensì alla strategia con cui il candidato del centro destra si appresta a schierarsi al cancellino di partenza.


In Sicilia Sebastiano Musumeci, detto Nello, venne scelto per rappresentare il volto pulito di quella Regione. Cresciuto nelle file del MSI, ha sempre optato per un profilo e un percorso coerente, nel rispetto del suo passato, e chiaro, nel rispetto dei suoi elettori, tanto da essere eletto all’unanimità, nel 2013, come Presidente della Commissione Regionale Antimafia. Nello Musumeci, nel 2012, prese 521.000 voti, 100.000 voti in meno rispetto al candidato vincitore Crocetta. Ago di questa bilancia fu Gianfranco Miccichè, vecchio politico di Forza Italia legato alle logiche clientelari e non solo, che con la sua coalizione prese 312.000 voti. La rottura all’interno del PDL fra le anime di AN e FI portò i pidiellini, fedeli al becero sistema del berlusconismo dove a regnare non è il merito ma le amicizie, a votare per Miccichè. Ufficialmente si dichiararono tutti con Nello Musumeci ma nelle urne votarono praticamente tutti per il candidato Miccichè, dando così le chiavi della Regione Sicilia al centro sinistra. Una logica di correnti che tutela sempre e solo il sistema, mai il bene dei cittadini.
Se Nello Musumeci è stato uno dei migliori sottosegretari degli ultimi 70 anni, sia qualitativamente che professionalmente, possiamo anche tranquillamente dire che Luca Zaia, oltre ad essere stato uno dei migliori ministri degli ultimi 70 anni, è stato il migliore governatore di una Regione italiana dal dopo guerra sino ad oggi.

Luca Zaia affronta questa tornata elettorale con il vento in poppa. I sondaggi lo danno avanti a tutti, e ad essere in vantaggio non è la colazione ma il candidato. Sì, Luca Zaia è apprezzato e alla gente pare non interessare dei vari discorsi che si sono creati a latere. L’unico governatore ad aver espresso la volontà di portare a compimento il progetto del Referendum consultivo sull’autonomia veneta.

La forzatura e il relativo commissariamento della Liga Veneta, ha incrinato i rapporti interni alla Lega federale. E’ venuto meno il diritto della Liga Venete in merito alla scelta delle liste e delle alleanze. Le scelte di Flavio Tosi, Segretario della Liga Veneta, hanno costretto il leader lombardo al commissariamento, passo utile per mantenere quella coerenza che ha portato la Lega al 16%. Tecnicamente la Liga Veneta ha subito un torto e lo strappo è da attribuire a Salvini, ma coerenza ed NCD viaggiano da tempo sono binari diametralmente opposti.

Flavio Tosi è, e rimane, uno dei migliori sindaci d’Italia. Risulta difficile pensare che un valore aggiunto come Tosi possa spostarsi verso il centro dopo 25 anni di Lega e 8 anni di ottima amministrazione a Verona. E’ altrettanto vero che Forza Italia ha raggiungo una percentuale appena superiore al prefisso telefonico e che Matteo Salvini, in quest’ottica, è visto come un alleato non amico.

Ecco dunque la necessità di ripulire l’immagine del Cavaliere, assolto guarda caso poco prima delle elezioni regionali e di recuperare consenso, consenso d’area. La strategia di FI, a cui stiamo assistendo seppur ignari, è quella di individuare un competitor a Salvini, interno alle Lega (Tosi ndr), da usare come ariete per rompere il clima di gioia e felicità dopo le manifestazioni del 18 ottobre a Milano e del 28 febbraio a Roma, creando così un antagonismo mediatico basato sul potere della leadership.

Dietro le azioni di Flavio Tosi vi è, oltre all’NCD di Alfano e al partito dello zero virgola di Corrado Passera, anche un’ampia fetta di Forza Italia. Quegli elettori fedeli al Cavaliere che non accettano il suo declino. Elettori che venerano il Presidente di Arcore, in modo viscerale e privo di cognizione di causa. Dove c’è l’NCD vi sono le lobby e in questa zona bisogna stare attenti anche ad imprenditori come Nicolis, falco del clan Grande Aracri, per intenderci quelli della ndrangheta emiliana post terremoto, con un peso notevole in Veneto.

Quindi ci troveremo con un Tosi in più, una Forza Italia che per mantenere gli equilibri in Campania dirà ufficialmente di appoggiare la Lega di Zaia e ufficiosamente voterà la coalizione di Tosi per conservare i rapporti con l’NCD.

Un déjà vu, un film già visto. Tosi, seppur con uno spessore e una storia ben diversa, pare ricoprire il ruolo di Miccichè. Ci auguriamo sia che l’andamento di Zaia segua un corso differente rispetto alla sorte capitata a Nello Musumeci, sia che i cittadini capiscano l’inganno e che a vincere, per il bene dei veneti, sia la meritocrazia. Quello che in un paese civile sarebbe normalità, in Italia, ahinoi, rimane un auspicio.

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