Sindaci, lettere, COVID e tamponi

La lettera dei 67 sindaci bresciani, tra cui figura tra i primi firmatari anche il sindaco Zanni, è un’inaccettabile strumentalizzazione politica della sofferenza e della morte dei nostri cittadini. È inammissibile che proprio alcuni sindaci (dall’appartenenza politica tra l’altro facilmente verificabile), coloro che dovrebbero essere i garanti della salute dei cittadini, sfruttino la stessa per lanciare una campagna politica contro Regione Lombardia. Compito di chi amministra, specialmente in merito a tematiche così delicate, è quello di fornire indicazioni corrette alla cittadinanza e non invece sfruttarne le legittime paure e incomprensioni.

La polemica, del tutto pretestuosa, in merito all’erogazione tramite il Servizio Sanitario Regionale dei tamponi nasofaringei per la ricerca molecolare del virus SARS-CoV-2 denota anche una scarsa conoscenza del problema.
Non dovremmo essere noi a ricordarlo ai sindaci, tuttavia non possiamo non farlo: l’esecuzione SIA del test sierologico, SIA del tampone nasofaringeo RIENTRANO GIÀ nelle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Regionale e quindi non a carico del cittadino, proprio grazie ai tanto decantati LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). È scorretto però non evidenziare ai cittadini che queste prestazioni, COSÌ COME QUALSIASI ALTRA PRESTAZIONE MEDICA (dalla prescrizione di un antibiotico fino al trapianto cardiaco), per poter essere erogate a carico del SSR necessitano di almeno un requisto fondamentale: la prescrizione SECONDO CRITERI DI APPROPRIATEZZA dal parte di un MEDICO accreditato al SSN o da parte delle Autorità Sanitarie.

SIA IL TEST SIEROLOGICO CHE IL TAMPONE VENGONO DUNQUE GIÀ EROGATI SENZA COSTI PER IL CITTADINO che ne possiede i criteri. Si sarebbe al massimo potuto criticare questi criteri, cercando di ampliarli (anche se sarebbe risultato alquanto presuntuoso da parte della politica cercare di discutere dei criteri clinico epidemiologici), e invece proprio nella replica dei fantastici 67 si precisa che questi criteri non sono in discussione. Si pretende invece che il Servizio Sanitario Regionale si faccia carico anche di tutte quelle prestazioni sanitarie erogate al di fuori dell’appropriatezza clinica, tramite autoprescrizione e per puro profitto privato, senza percorsi organizzati, facendo leva sulle paure delle persone, dei lavoratori, dei datori di lavoro.

Chi ha a cuore la salute dei propri cittadini, chi ha a cuore la salvaguardia della Sanità pubblica di questa regione e di questa nazione, avrebbe dovuto piuttosto chiedere a voce alta che fosse messo un freno alla speculazione sulla pelle della nostra gente. Avrebbe dovuto piuttosto chiedere a gran voce ai laboratori e a tutti gli operatori privati (i quali sono i benvenuti) di fornire un percorso diagnostico completo e lineare, non semplicemente un modo per guadagnare sulle spalle della collettività. Avrebbe dovuto aiutare i cittadini a comprendere che qualsiasi prestazione sanitaria al di fuori di percorsi organizzati ha uno scarso significato e può contribuire a creare false aspettative e comportamenti a potenziale rischio nei cittadini interessati.

Si sarebbe potuto fare molto, con la forza di chi ha avuto il compito, l’onere e l’onore di essere il rappresentante di chi più ha sofferto. E invece si è buttata questa ennesima occasione per fare campagna elettorale.

Abramo Fratus
Vicepresidente MOS Palazzolo

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