Nessuno ci lega

Come nei rapporti interpersonali succede che a seconda del tipo di relazione si possa dare più o meno peso a battute, ironie e/o atteggiamenti provocatori, allo stesso modo in quelli collettivi capita che alcuni atteggiamenti a volta sconvenienti possano portare a reazioni tal ora di rifiuto, tal altra di noncuranza.

Ecco, se scriviamo è perchè siamo incappati nel primo caso.

Ora, non volendo elencare, per fastidio, la sequenza di episodi spiacevoli a riprova di questo risentimento, ciò nonostante è nostra premura, a questo punto, rimarcare alcuni distinguo forse non del tutto chiari a chi continua ad esporsi nei nostri confronti in maniera inopportuna. Differenze che tracciano un solco insuperabile tra chi si batte principalmente per delle ideologie o degli ideali e chi invece si attiva sciattamente per dare forma ad una delle più ridicole, nonchè abusate, sentenze in voga al momento: riunire il centro destra (!?).

CAPITOLO UNO: IMPINOCCHIARSI

Per capirci: già il fatto che ci si debba ad ogni piè sospinto impinocchiare (1) per mostrarsi seri ed affidabili, stile i bocconiani per intenderci, rende l’idea di come non si sia ancora ben appreso la naturale predisposizione all’abito dei faccendieri per nascondere tutt’altro sotto l’apparenza.

Farlo poi costantemente in un comune quale Palazzolo e non in una delle metropoli europee, che una qualche pressione di natura finanziaria la deve anche affrontare, ci autorizza ancor di più a riflettere sulla carente capacità di adattamento di chi si impinocchia.

CAPITOLO DUE: LE CHIAVI

Da tempo immemore uno slogan molto abusato recita: “Padroni a casa nostra”.

Ok, pur sorvolando, per carità, sull’utilizzo del sostantivo padroni, non certo lusinghiero in una nazione come la nostra, una domanda sorge spontanea su una contraddizione molto importante di fondo: come mai gli altri non possono esserlo a casa loro? (2)

Non si sarà mica imperialisti/colonialisti come a Roma o a Torino? (3)

CAPITOLO TRE: SCELTE

A volte per ridere capita di dire: “sai, ad una certa età, non bisogna essere solo in grado di bere la birra, ma anche di spillarla… se no non si cresce mai!”

Ecco, se ad una certa età (individuale o di gruppo fa la stessa cosa) non si è ancora capito che sono farabutti coloro i quali vogliono far passare come interesse strategico NAZIONALE (per sottrarre con la forza i soldi ai lavoratori) appetiti privati quali: il Mose, l’Expo, il Ponte sullo Stretto, il porto di Gioia Tauro, la Salerno-Reggio, il salvataggio della Compagnia di Bandiera,  la tenuta del sistema bancario, il G8 della Maddalena, la ricostruzione dell’Aquila, non so andiamo avanti? Sì dai… la compra vendita di senatori con la faccia bianca, l’abito scuro e la lupara in macchina e di senatrici col tacco 125, i boccoli della Venere Botticelliana e la vanità di Medusa..

Se non si è capito questo e lo si è preferito ai MOS (4) , beh allora…. cambiate mestiere o quanto meno rendetevi conto che la favola delle magnifiche sorti e progressive la bevono solo quelli a busta paga di chi la racconta.

CAPITOLO QUATTRO: MIO CUGGINO, ANZI A MIO CUGGINO – ATTO UNO

Ovviamente noi MOS umanamente non possiamo non capire come sia praticamente impossibile dare “lustro” (5) ad una lista nata seguendo le più beceri tradizioni del suo fondatore,  il Caimano, ma chiederci di soprassedere sul fatto che esso possa derivare da chi in parlamento è stato tra i ministri responsabili del declino politico, morale, sociale ed economico italiano è francamente troppo.

Detto che mai dovrebbero aver diritto di circolare nella nostra città coloro i quali ci hanno obbligato a detestare l’Italia per talmente tanti motivi che è anche inutile citarne alcuni, ci domandiamo quale assoluta mancanza di conoscenza e sensibilità, quale pressapochismo, quale tragica assenza dei più elementari principi logici di causa effetto possa spingere i candidati della Coalizione a presentarsi con Brunetta e Gelmini come icone del saper amministrare.

Domanda: se foste chiamati a formare la Giunta convochereste Dell’Utri a gestire gli appalti?

CAPITOLO CINQUE: MIO CUGGINO, ANZI A MIO CUGGINO – ATTO DUE

Ma poi ci si viene a raccontare di rinnovamento come se l’Italiano fosse una lingua banale, con solo due o tre vocaboli a disposizione. A me sinceramente l’unica cosa che si rinnova qua è il dolore per quelle situazioni che abbiamo tutti vissuto sulla nostra pelle a causa degli oligarchi e dei notabili forzisti che ci sorridevano gaudenti dalle reti Mediaset mentre erano guidati dagli interessi catanesi, messinesi e corleonesi.

Ma facciamo un esempio concreto di cosa possano malauguratamente rinnovare (6).

Un’azienda che chiameremo Alfa ha bisogno di riorganizzare l’ufficio acquisti perché le consegne dei materiali subiscono ritardi tali da non permettere di rispettare appieno la pianificazione produttiva. E’ emerso che internamente esiste qualcosa capace di rallentare i flussi di pagamento impattando sulle consegne. Servono evidentemente al personale aziendale degli strumenti per capire dove si celi il collo di bottiglia. Ne risulta che questa sia un’attività sulla quale chiedere supporto ad esperti del settore sia direzionale che tecnologico.

L’azienda Alfa si guarda attorno e tra tutti vengono selezionati due fornitori per aggiudicarsi la commessa che chiameremo Fornitore Beta e Fornitore Gamma e di cui è bene evidenziare alcune caratteristiche.

Il Fornitore Beta non sa niente di processi di acquisto, di catena di approvvigionamento e di controllo fattura ne tanto meno di pianificazione della produzione, però è sulla bocca di tutti, va su tutti i giornali, ha una fama di grande player data da anni e anni di false fatturazioni e di vendita di influenze, e i suoi impiegati udite udite addirittura non vanno mai fuori dall’ufficio prima delle ore venti (7). In aggiunta il Fornitore Beta, in fase di prevendita, adora farsi accompagnare da personale che, a chi non è avvezzo a certe situazioni, potrebbe ricordare quello che frequenta i Club.

Il Fornitore Gamma, invece, ha dalla sua solamente il fatto di aver più volte affrontato la stessa problematica con multinazionali estere che hanno processi di approvvigionamento sparpagliati su più continenti e di essere riuscito, in quei frangenti, a far ridurre i tempi di consegna e i costi indiretti di acquisto di percentuali a doppia cifra. Allo stesso tempo può proporre un modello organizzativo dell’ufficio acquisti innovativo tale per cui non è più strettamente necessaria la presenza in ufficio del personale più esperto.

Ora l’Azienda Alfa, che è abituata ad operare nel contesto italiano, a chi assegna la commessa? Ma certamente al Fornitore Beta,  e che diamine. Tra l’altro con anche la convinzione di aver scelto il meglio e seguendo pedissequamente ogni stregoneria da egli suggerita; salvo poi doversi accorgere amaramente che, nonostante questa fantastica scelta, la fase di consegna dei prodotti finiti è ancor più rallentata di prima.
Però certo i componenti del c.d.a hanno un bel gruzzolo adesso su cui fare affidamento per rivolgersi allo studio Mossack Fonseca…. (8)

Vogliamo proprio rinnovare questo modo di fare?

Noi MOS sicuro no.

CAPITOLO SEI: E POI VENNE IL GIORNO DI NITTO

E noi vorremmo tanto che il Veneto ritornasse a guidare questa nostra terra delimitata dall’Adda e dal Po come nei gloriosi anni della Serenissima. Ma certamente non capiamo cosa spinga i vertici di chi per prima dovrebbe rappresentarne le istanze a chiederne il permesso a Romani, Napoletani e Siciliani; e ricevendo pernacchie in cambio, per altro; stranamente.
Ma di più ancora non capiamo come si possa raggiungere una qualsivoglia specie di salvaguardia regionale chiedendo più Stato, più Nazione, più Sovranità e meno Europa; inserendosi così nelle piaghe del Nazionalismo più spinto.

Signori, se c’è una possibilità di togliersi dalle grinfie di Roma è proprio quella di avere politiche fiscali europee in comune (= più Europa), non in quella di abbandonare l’euro e rifugiarsi nel protezionismo (= più Italia = più Roma). Ok? Non è difficile su..

Come se noi MOS nel caso di governo rinnovassimo subito la convenzione con l’Aler per la gestione delle case popolari… ma ci credi? ma facciamo sul serio?

CAPITOLO SETTE: NEL SEGNO DI VIVIANA

Detto poi tra di noi: ma dove sta questo centro destra unito? Nelle segreterie provinciali di partito non ci sembra visto che in quelle riunioni, alle quali, si sa, abbiamo partecipato anche noi, il candidato sindaco della Große Koalition non è che proprio fosse ritenuto particolarmente brillante (10). Però certo a Desenzano…. a Desenzano cosa poi? Cosa c’entra? Boh.

Però sai domani sera, mi dicono, viene il responsabile provinciale per cercare di farci ragionare tutti e trovare un accordo. Va beh, penso tra me e me, le istituzioni, vuoi mettere che fascino?
Tra le tante cose che si sentono spunta quella decisiva: “Tanto sapete, no? Come sempre poi le mele marce vengono messe da parte e vanno avanti i migliori perchè noi dobbiamo governare prima. Eh! Se no da fuori non si può cambiare niente”. Alchè replico: “Mi scusi, ma lei ha presente che in Italia le mele marce sono i lavoratori onesti e professionalmente impeccabili, mentre quelli che vanno avanti sono o corrotti o talmente impreparati da risultare innocui? No perchè mi pare che le sia sfuggito qualche dettaglio degli ultimi 25 anni di Storia della Repubblica. Sa può succedere. A me non è successo, però può succedere….”

Gelo totale.

CAPITOLO OTTO: NANI GIGANTI

Cerchiamo adesso di sforzarci un secondo per traslare sul piano concettuale il significato della legge di conservazione della massa (10) per ammettere che: sì, è vero, anche noi in qualche modo abbiamo copiato il nostro programma elettorale; in altre parole non ci siamo inventati nulla al massimo lo abbiamo trasformato.

Però: com’è che noi lo si argomenta esponendo dettagli, affrontando obiezioni, annotando critiche e rimandando ad ulteriore approfondimento gli aspetti che sono risultati più incerti? Com’è che altri invece lo raccontano con ritornelli da hit parade senza una visione d’assieme che ne colleghi i vari punti?

CAPITOLO NOVE

Siamo ai saluti. Crediamo che esistano tanti modi di reagire a questa valutazione e ci mancherebbe. Anzi, più le interpretazioni e le sensazioni sono diverse e più essa acquista di significato. Per tale motivo l’intenzione dell’autore sarebbe quella di non replicare ad eventuali commenti, ma di lasciare aperto il confronto con gli altri senza influenzarlo.

Ad ogni modo speriamo proprio che tra tutto una cosa sia stata evitata: la noia.

TITOLI DI CODA

Ringraziamo in ordine sparso coloro ai quali ci siamo volutamente ispirati e dai quali comunque abbiamo tratto ispirazione durante la stesura di questo racconto: Quentin Tarantino, Anna Pellecchia, Michele Serra, Denise Pardo, Ippolito Roncalli, Crescenza De Bellis, Edgardo Vaccari, Olga Vaccari, Renè Descartes, Umberto Eco, Gruppo editoriale l’Espresso, Paolo Fumagalli, Wikipedia, Elio di Elio e le Storie Tese, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Gaston Roeschli, il Centro di Addestramento e Sperimentazione Artiglieria Contro Aerei di Sabaudia, Bernardo di Chartres.

(1) – Neologismo nato in un ascensore di via Caldera, 21 in Milano durante la pausa caffè indicante l’effetto che fa l’armatura gessata alla vista dell’uomo semplice;

(2) – Questo pezzo meriterebbe sì maggiori dettagli, ma meglio rimanere allusivi…. tanto a buon intenditore poche parole, no?

(3) – Che poi non si è mai capito perchè solo Roma sia ladrona e non Torino che è partita lei con sta idea dell’Unità perchè se no oltre a rischiare la bancarotta sarebbe stata poi spazzata via dalle super potenze anglo franco tedesche.

(4) – Perchè di questo si è trattato; parliamoci chiaro una volta per tutte.

(5) – Cit. esponente locale di Forza Italia in riferimento alla presentazione del 20.05

(6) – Diciamo che è un esempio romanzato tratto da più storie vere osservate nel corso di questi ultimi dieci anni di industria italiana. Si potrebbero fare nomi e cognomi e ragioni sociali, però soprassediamo. Per ora.

(7) – Negli Stati Uniti e soprattutto in Inghilterra questo è sinonimo di scarsa capacità nell’organizzare il proprio lavoro.

(8) – Per maggiori informazioni si rimanda alle inchieste dell’icij sui Panama Papers.

(9) – Eufemismo, ma la censura di partito non ci permette di dire altro. Però a voce per chi è curioso ci sono cose interessanti da poter dire.

(10) – Lavoisier a metà Settecento osservò che la massa dei reagenti in un sistema chiuso è uguale alla massa dei prodotti. Formulò così la legge di conservazione della massa e postulò la famosa frase “nulla si crea nulla si distrugge tutto si trasforma”. La cosa curiosa è che già i filosofi greci pluralisti nel V sec a.c. affermavano serenamente che “nulla viene dal Nulla” in questo modo dando “lustro” ( anche loro…. :D) alla trasformazione della materia la quale altrimenti sarebbe caduta in disgrazia nel Non Essere.

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